Abbiamo tanti motivi per apprezzare l’opera del Papa.
Uno in particolare ci preme ricordare: farsi pellegrino nei luoghi in cui sono vissuti i profeti del nostro tempo.
Mazzolari, Milani, P. Pio. Di recente si è fatto presente in terra pugliese nei luoghi fecondati spiritualmente da quel genio della pastorale che fu Tonino Bello.
Poi sarà la volta di Zeno Saltini, di Chiara Lubich.
Perché tanto interesse?
Perché qualcosa di quello spirito vorremmo soffiasse anche a San Restituto.
Abbiamo da poco varcato la soglia del portale che ci introduce alla nuova stagione. E’ stato il Venerdì Santo, l’adorazione della Croce e il bacio al Crocifisso! Stupendo!
La nostra prima tappa sarà l’ultima domenica di maggio per la ricorrenza pastorale del Santo Martire Restituto. Storicamente non si sa molto di lui. Ci interessa invece sapere che la devozione popolare, con tanto di documentazione della sede apostolica, ne ha fatto un soldato romano della legione tebea, particolarmente addestrata alla fedeltà, con giuramento all’imperatore. Ed è su questa fedeltà che si è giocato la vita: non ha bruciato l’incenso in omaggio all’imperatore non riconoscendolo come espressione della divinità. Un esempio di fortezza insomma che ha dato vita alla convinzione che, a San Restituto, si chiede la grazia di essere liberati dalla paura. Cosa, come sappiamo, ci premerebbe oggi ottenere.
Seguono, nei mesi successivi, due festività di apostoli: Pietro e Paolo a Rollieres, fine giugno, Giacomo a Sauze, fine luglio.
Segue agosto, il mese delle ferie, nel quale la nostra chiesa è valorizzata al massimo: apertura programmata giornaliera, visite guidate, concerti, conferenze. Per tradizione la festa dell’Assunta assume particolare solennità.
In chiusura, la seconda domenica di ottobre per la festa del Rosario e il 1° novembre per i Santi e Defunti.
Se volessimo già abbozzare fin da ora un tema su cui riflettere potremmo chiederci se non è secondo lo spirito del nostro tempo riandare alla pagina del Vangelo tipica del periodo pasquale: la doppia visita di Cristo nel Cenacolo a distanza di otto giorni dove Tommaso, detto Didimo, si fa protagonista.
Nella prima, Gesù alita sui discepoli dando loro facoltà di perdonare i peccati. Se prendiamo sul serio che si tratta di discepoli, la facoltà di perdonare si allarga moltissimo. Diviene esercizio del perdono praticato nella quotidianità.
C’è poi un altro particolare interessante. Tommaso non è soltanto colui che constata concretamente che Gesù è vivo ma è testimone della resurrezione con un radicale riferimento alla passione di Gesù.
Egli vince la morte e risorge già sulla Croce con il suo “Tutto è compiuto”.
Don Paolo
E' possibile che da una comunità periferica come la nostra sbocci il fiore di quella creatività, tanto spesso evocata, che rende più comprensibile il nostro atteggiamento di credenti?
Noi, da sempre, celebriamo in una unica liturgia festiva sia il 1° che il 2 Novembre mettendo necessariamente in ombra una delle due ricorrenze.
Lo facciamo senza farci problemi forti dell'abitudine.
Di per sé potremmo continuare così: un comportamento che non ci siamo per nulla inventati, l'abbiamo trovato nei fatti. San Restituto fa tutt'uno con il cimitero anche nel linguaggio comune. Anzi, coltivando così intensamente la memoria, possiamo dire che le ceneri dei morti sono le sue radici.
Mi è parso però giunto il momento di fare chiarezza, di dare cioè voce a una sensibilità nuova che unifichi Santi e Defunti, facendoli sentire insieme protagonisti di una unica festività. Tutti i Santi sono Defunti ma non tutti i Defunti sono Santi. Come facciamo a metterli insieme? Questi termini non bastano più.
Ricorro a una icona, quella del banchetto, con la quale ho dovuto fare i conti in una domenica dello scorso ottobre.
Il re chiama al pranzo di nozze tutti quelli che trova per le strade cattivi e buoni così che la sala risulta strapiena.
Nel passo poi dell'Antico Testamento che accompagna quella pagina, gli invitati sono tutti gli uomini senza distinzioni.
Dovrebbe uscire da qui la denominazione che mette insieme le due festività.
Del resto se considero l'itinerario nostro attorno a San Restituto, dal Venerdì Santo fino ad oggi, con particolare riferimento alla festa dell'Assunta, trovo lo stesso esito.
Nessuno è mai escluso: le differenze come valori, il discernimento come risorsa, insieme alla festa del Rosario così intensamente vissuta, ci hanno portato a vivere la Redenzione come riscatto universale.
Quel "Regina mundi" sgorgato spontaneo ha posto il sigillo della Madre.
Ci ritroviamo allora a celebrare l'umanità al banchetto celeste?
don Paolo
Tre ragazze savie preparano il banchetto
Basilica di Santa Maria della Steccata, Parma - Affresco di Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto il Parmigianino
Premessa.
Mi sia consentito di raccomandare la lettura di quanto scrive Marie invitandoci alla festività del Rosario. Ha il pregio della lungimiranza non solo in vista del futuro ma anche in retrospettiva sul passato. Dote che ci consente buona lettura delle esigenze del tempo presente, rispettosa delle eredità ricevute.
Ci invita a dare nuovo volto alla preghiera del Rosario altrimenti veniamo meno ai doni dello Spirito che ha gratificato la nostra comunità fino a oggi.
Quale volto? Quel “regina mundi” posto in finale ne interpreta lo spirito. Trascrive quel “uscire”di papa Francesco dandogli sapore universale. Maria non solo scioglie i nodi delle quotidiane traversie ma cura le esigenze del terzo mondo per farne (questo lo dico io) nuovo protagonista della storia. (don Paolo)
FESTA DEL ROSARIO: RESPIRO UNIVERSALE DI UNA DEVOZIONE ANTICA
San Restituto, luogo della Memoria, ospita il 1 Ottobre la festa del Rosario.
Abbiamo estratto dallo scrigno della tradizione della nostra gente lo scorso anno questo gioiello di famiglia e abbiamo evidenziato del Rosario il riflesso della Tenerezza come sensibilità particolarmente vicina al nostro tempo e insieme presente a pieno titolo nelle modalità e nello stile e nelle circostanze specifiche in cui il popolo sgranava la corona nelle passate generazioni su queste montagne. Una preghiera prevalentemente femminile che introduceva al mistero di Cristo redentore, signore e giudice della storia, in compagnia di Maria, attenuando in qualche modo l’austerità e la durezza del messaggio della giustizia divina.
Il recente viaggio del Papa in Colombia e la vista delle folle profondamente devote a Maria, la testimonianza di una fede primitiva, semplice, radicale, i discorsi del Papa che hanno aiutato a capire il senso profondo di una religiosità esplosiva rendono particolarmente attuale una riflessione su questa devozione.
Abbiamo nei report multimediali ricevuto il dono di una testimonianza di fede evangelica che ci riporta idealmente ai tempi di Gesù e alle folle che accorrevano affamate di pane e di senso, alle beatitudini proclamate dal Signore come invito ai poveri a sollevare il capo, ad alzarsi fieri della dignità di essere figli di Dio, di essere tenuti nel palmo della sua mano…
Il pensiero corre alle piccole folle che dai nostri monti scendevano in occasione di alcune feste o ricorrenze religiose.
Le donne in particolare si alzavano prima dell’alba per accudire alle bestie e poi percorrere a piedi lunghe distanze per esserci al pellegrinaggio della Madonna in diocesi o alle fondamentali ricorrenze devozionali e da quegli appuntamenti riprendevano vigore e forza nelle difficoltà e nelle prove della vita.
Mi chiedo: quale filo invisibile unisce la fede trasmessa dalle nostre madri vissute fra questi monti, quella della fede giovane delle folle dell’America Latina e noi, piccola comunità di una diaspora ormai meticciata con la globalizzazione, incapsulata nel capitalismo e nella autoreferenzialità della difesa strenua dei propri miseri privilegi da quattro soldi,così spaventati del futuro, delusi, eppure assetati di senso?
Possiamo pensare nostalgicamente di riproporre devozioni del passato aggrappandoci ad esse spasmodicamente o riprodurre nella nostra cultura e nelle nostre vite quelle manifestazioni e quelle forme di pietà popolare con le quali altri popoli esprimono la loro fede? Perché non chiederci se non diverrebbe tout court, con le debite differenze si capisce, una forma di colonizzazione alla rovescia? Un aggrapparci alla scorza di un frutto rischiando di non gustarne neanche la polpa? Un insulto alla creatività dello Spirito che nella creazione spande bellezza di eguale pregio ma differente in un alba o in un tramonto al mare o ai monti, nei fiori splendidi della pianura o dei giardini o in quelli ostinatamente vivi in un deserto o tra le crepe delle rocce.
La mirabile scoperta del DNA mostra come non esistano due uomini identici.
Meraviglia delle differenze che sono chiamate a convivere nella specificità di ognuno e anche di ogni cultura quindi, in relazione al proprio tempo. E nella armonia delle diversità cantare la Gloria.
Il nostro percorso agostiano era in questa direzione.
Come pietre miliari del nostro cammino comunitario abbiamo vissuto le celebrazioni delle messe domenicali con le omelie di don Paolo che seguono un filo conduttore specifico di incarnazione della Parola nella vita, le marce di meditazione, gli incontri di agosto a San Restituto volti a dilatare i confini della mente e del cuore per aprirci ai segni dei tempi, l’apertura della chiesa alla accoglienza dei visitatori e a esperienze di spiritualità attraverso la porta della bellezza, la nascita della Associazione AASR con la predisposizione della mostra sul restauro, la creazione del sito e tanto altro.
La prossima festa del Rosario non può prescindere da questo cammino.
Ne deriva un discernimento umile e aperto, per trivellare il passato nella Memoria, e nel respiro universale del mondo divenire piccola comunità che cerca ascolta e propone vie antiche e vie nuove con intelligenza e con umiltà.
Credo che basti seguire il filo di lana che il carisma di don Paolo ha filato con noi nei suoi anni di servizio a Sauze. Se sfogliamo i Bollettini, se riconsideriamo i Daze, se ripercorriamo le tappe del restauro nelle sue due “facce”, i motivi ispiratori delle omelie, le iniziative promosse dalla Associazione da lui fortemente desiderata mi pare ne abbiamo la traccia.
Credo personalmente di vedervi una comunità che desidera attingere alle Sorgenti, che riscopre apprezza e custodisce la fede dei padri e in particolare la devozione alla madre e le declina in servizio alla vita e al bene, in ricupero di quei valori di fratellanza, di solidarietà e di senso del bene comune che sono il sangue dei popoli poveri della terra, i poveri di Jawè, ma che noi nel tempo abbiamo perduto.
Quanta strada da fare abbiamo nel nostro occidente secolarizzato per ritrovare una fede cosi immediata di chi ha solo il Signore e, per mutuare una felice espressione di Santa Teresa, può dire“Dio solo basta?”
Per questa gente Dio è tutto!
Il rischio di pensare il Dio tappabuchi è per noi che abbiamo rovesciato la prospettiva e ci piace pensare a soluzioni miracolistiche rassicuranti come “premio” della nostra fede!
Ci attende, mi sembra, nel solco di San Restituto luogo della Memoria, un magnifico impegnativo compito come comunità ormai cosi variegata, per aprire ancora sentieri tra chiesa e villaggio, attingendo quell’acqua viva dall’unica Fonte per alimentare espressioni di fede intense come quelle di ieri ma rispondenti ai bisogni di una realtà nuova e di un popolo che cammina nell’oggi.
Mi pare in sintonia con questa esigenza questo interrogarci insieme sul senso di una festa ripristinata, questo riproporre devozioni mariane dei grandi santuari e insieme interrogarci su come renderle rispondenti alla sensibilità di quanti hanno sete di vero e di bene ma le sentono lontane dal loro mondo, penetrare il messaggio di don Paolo su quel suo “regina mundi” che non è una promozione della Vergine a un ruolo più ampio e ancora più prestigioso ma piuttosto uno scavare nella umanità al femminile di Maria, nel suo essere madre semplicemente e quindi universalmente, dialogante quindi con ciascuna creatura, perché a ciascuna può sussurrare il colore di una personalissima bellezza da incarnare…
Marie
ULTIME SUL FILO DI LANA
da parte di don Paolo
In primis per confermarvi la Marcia del 15 agosto a cura del gruppo liturgico con ritrovo, alle 10, nella piazza del Municipio.
( Vedi Festa dell'Assunzione di Maria nella pagina degli Appuntamenti )
In secondo luogo per farvi partecipi di un avvenimento assolutamente inedito:
l’incontro Valdesi-Cattolici nel nome di San Restituto.
E’ certo piccola cosa, ma a nessuno, credo, sfugga l’importanza di questa briciola di ecumenismo tra due comunità che da secoli vivono spalla a spalla.
Vi trascrivo, per completezza, l’inserto che ho preparato per LA VALSUSA:
VENERDI’ 11 AGOSTO ALLE 17.30 CHIESA SAN RESTITUTO
INCONTRO ECUMENICO NOSTRANO
L’Associazione Amici di san Restituto organizza un incontro dal titolo:” dalla contrapposizione verso la convivialità delle differenze”, storia religioni e fede a confronto.
Tre temi di riferimento:
- Che cosa è successo a san Restituto, luogo della Memoria, nel lungo periodo delle guerre di religione tra Valdesi e Cattolici?
- E’ possibile tradurre, oggi, il ricordo di feroci violenze in nome della religione e del potere in servizio della pace e del bene comune?
- Quale frammento di futuro è nelle mani di ciascuno?
Intervengono:
Paolo Nesta, storico; Piercarlo Pazè, magistrato; ClaudioTron, pastore valdese; Ermis Segatti, teologo e altri.
18 Agosto 2017 ore 20.45 Chiesa di San Restituto
LA PREGHIERA COME VIAGGIO VERSO IL SE'
DIVENTARE ADULTI NELLA FEDE
Interverrà
Don Paolo Scquizzato
VENERDI’ SANTO 2017
14 Aprile 2017 VIA CRUCIS
Ore 1500 Sauze di Cesana- Santuario San Restituto.
Sulla stradina che dal paese porta a San Restituto le quattordici croci disposte con cura lungo il percorso, attendono con il loro messaggio. Chi lo coglie?
La presente è insieme segnalazione e convocazione.
E’ tornato il tempo favorevole perché San Restituto si prepari di nuovo alla missione ormai divenuta sua, dopo il restauro.
Sono lieto di avviarmi in una estate che si annuncia promettente. Ogni mese avrà la sua occasione di incontro per guardarci negli occhi e scoprire e narrare, di volta in volta la vita per quello che è, e magari deve essere.
Una ragione che allarga questa letizia è la circostanza che facciamo una partenza all’insegna dell’Uomo dei Dolori ovvero dell’Innocente condannato e ucciso per gli altri.
E’ mio solito, accompagnarmi con una immagine. Ne ho scelto una pubblicata nelle prime pagine del volume dei Daze, si tratta di una immagine a me particolarmente cara: la Pietà di Vincent Van Gogh.
Perché tanto fascino?!
Lascio a ciascuno provare il suo.
Mi accontento di richiamarvi alle mani dei due protagonisti: quelle dell’uomo che portano il segno del crocifisso, quelle della donna a palme spalancate in atteggiamento di offerta ma anche di domanda.
Sono mani appropriate al contesto del mio scritto.
Dicono certo il tradizionale bibblico Videte Guardate quanto dolore in quest’uomo, considerate se c’è attorno a voi qualcosa che gli somigli!
Chiudiamo la Via in chiesa per l’Adorazione della Croce così come è prevista nei testi liturgici del Venerdì Santo.
d. Paolo